mercoledì 28 settembre 2011

Seconda edizione della 200 Miglia di Imola Revival: Vi attende un grandioso weekend di ricordi!


Tanti campioni, tanti Gentlemen drivers, tante parate, tante moto storiche, tanti sidecar… Imola si appresta a vivere un grandioso weekend di ricordi dal 30 settembre al 2 ottobre.
Grazie al grande successo ottenuto l’anno scorso per la prima edizione, gli organizzatori si aspettano di rivivere le stesse emozioni durante la 200 Miglia di Imola Revival di questo week-end.
Oltre alla parata riservata alle 200 Miglia, alla quale partecipano più di 50 piloti famosi tra i quali spiccano i campioni del mondo Giacomo Agostini, Steve Baker, Christian Sarron, Phil Read o Dieter Braun, ci sarà, come all’epoca, una parata riservata alle moto che disputarono la 100 Miglia guidate da piloti come Lansivuori, Korhonen, Mortimer, al fianco di campionissimi italiani come Fausto Ricci, Gianfranco Bonera, Fiorini Cimatti, solo per citarne alcuni.
Tutti i piloti effettueranno vari giri del circuito su dei mezzi in uno stato di conservazione eccezionale e ancora capaci di realizzare tempi straordinari.
Ma non è tutto !
Potrete anche ammirare Agostini, Baker e Read scoprire il pilotaggio della Yamaha M1 di Jorge Lorenzo e la splendida esposizione che ricorda i 50 anni di presenza della casa Yamaha nel mondo delle corse.
Un’altra mostra da visitare è quella dedicata a Checo Costa, perno portante del Moto Club Santerno e all’origine di varie gare italiane di alto livello.
Negozio di souvenir, pit walk, autografi e molte altre attività permetteranno agli amatori delle moto classiche di rituffarsi o di scoprire il mondo « racing » degli anni ’70.

Per maggiori info:

martedì 27 settembre 2011

200 Miglia di Imola: le tredici edizioni in pillole

















1972: la prima edizione della 200 Miglia si disputa il 23 aprile in una manche unica. 41 gli iscritti e striminzita la partecipazione degli stranieri: l'americano Emde, le Norton John Player di Read e Williams, John Cooper, Paul Smart e il tedesco Dahne. Dopo una sfuriata iniziale di Agostini con la MV Agusta 750cc, sono i ducatisti Smart e Spaggiari a giocarsi la vittoria. Vince l'inglese dopo una mai confermata improvvisa panne di benzina sulla moto del compagno/rivale a pochi metri dal traguardo. Terzo Walter Villa su Triumph.

1973: gara divisa in due manche da 32 giri ciascuna per la vittoria di Jarno Saarinen (il primo pilota a vincere nello stesso anno sia a Daytona che a Imola) con la Yamaha TZ350cc che precede Bruno Spaggiari, nuovamente secondo in sella alla sua Ducati e Walter Villa anche lui nuovamente terzo ma questa volta su di una Kawasaki. E' la gara che segna già il canto del cigno per le F750 a quattro tempi e quella che vede le prime massicce presenze ufficiali straniere (H-D e Kawasaki).

1974: Agostini bissa l'impresa di Saarinen dell'anno precedente, in sella alla Yamaha TZ 700 , davanti a Roberts e Lansivuori. Al via si presentano in 44 e Roberts, al suo esordio in Europa e alla sua trentasettesima gara su asfalto, è l'unico a partire con entrambi gli pneumatici slick (una vera novità per l'epoca!!).

1975: davanti ad oltre 120.00 (!!!) spettatori, vine a sorpresa Jonny cecotto al primo dei suoi tre successi alla 200 Miglia, mentre i favoriti alla vigilia (Agostini, Roberts e Lanivuori) si ritirano tutti nella prima manche. Ad Agostini resta la consolazione del giro più veloce: 1'58”2 a 153,502 km/h di media.

1976: Steve Backer è il primo americano ad iscrivere il proprio nome nell'Albo d'oro della gara. Il ilota di Bellingham (Washington) si impone davanti a Michel Rougerie (Yamaha) e Barry Sheene (Suzuki) in un'edizione caratterizzata dal doppio ritiro di Agostini. Baker, dopo aver grippato, può disputare la gara grazie proprio al pilota italiano che gli cede una coppia dei suoi cilindri.

1977: la gara è funestata dal tragico incidente dell'americano Pat Evans, sbalzato di sella per un grippaggio al Tamburello nel corso della prima manche. Vince Kenny Roberts, che precede Steve Baker. Nel dopo corsa una seconda tragedia: mentre sta tornando in albergo in auto, il pilota statunitense Randy Cleek (15° all'arrivo) si scontra frontalmente con un'altra vettura. Nell'urto perdono la vita lo stesso Cleek e due dei suoi meccanici che erano a bordo.

1978: edizione record per quanto concerne gli iscritti: sono 115 i piloti che disputano le prove per contendersi i 40 posti sulla griglia di partenza. Vince ancora Cecotto (che nello stesso anno si aggiudica anche il titolo mondiale della 750cc) con la Yamaha OW 31. Gianfranco Bonera, durante le prove, gira con una telecamera fissata al casco con del nastro. Si tratta di uno dei primissimi tentativi di ripresa “on-boad” della storia.

1979: la 200 Miglia non viene disputata e la prova italiana del Mondiale 750 è assegnata al Circuito del Mugello. Imola è vittima di uno scontro in seno alla FMI, il cui presidente, Colucci; decide di spartire i due più importanti eventi velocistici italiani fra i circuiti di Imola (GP delle Nazioni) e del Mugello (GP Italia 750).

1980: ultima vittoria di Johnny Cecotto, ormai deciso a lasciare il motociclismo per passare alle quattro ruote. Ultima vittoria anche della gloriosa Yamaha TZ 750. Con la soppressione di questa classe a livello iridato (l'ultima edizione del Mondiale si è disputata nel 1979 cambia il regolamento tecnico e le 750 lasciano il posto alle 500 GP.

1981: Marco Lucchinelli con la Suzuki ufficiale del team Nava-Olio FIAT di Roberto Gallina, si aggiudica una edizione sottotono della 200 Miglia. La partecipazione dei “big” del Mondiale si riduce drasticamente rispetto agli anni precedenti.

1982: successo del neozelandese Greame Crosby, meteora del Mondiale 500 all'inizio degli anni Ottanta (é stato vicecampione del mondo nel 1982) con la Yamaha OW60 del Team Agostini. Nel mese di marzo Crosby aveva vinto anche a Daytona e fa sua la gara italiana con un sorpasso piuttosto deciso ai danni di Marco Lucchinelli alla variante bassa, all'ultimo giro.

1983: in quella che sarà la sua ultima stagione agonistica, Kenny Roberts vince per la seconda volta la 200 Miglia di Imola. L'edizione del 1983 però è passata alla storia per la morte di Guido Paci. Il popolarissimo “Kojak” è tradito dalla sua Honda RS500 e perde la vita nei pressi della Tosa.

1984: ritiratosi ufficialmente l'anno prima, Roberts decide di correre “una tantum” le 200 Miglia di Daytona ed Imola e la 8 re di Suzuka. Dopo aver vinto in Florida si ripete anche in riva al Santerno, raggiungendo Johnny Cecotto a quota tre vittorie, in vetta alla classifica dei plurivincitori della corsa.

1985: “il terzo classificato ha preso un giro dal vincitore, il quarto e il quinto due. Visto il livello dei partecipanti, questa gara non ha più molto senso. Riguardatevi le vecchie classifiche dei tempi d'oro e capirete”. Il commento dell'inviato di Motociclismo alla corsa suona come l'epitaffio per la creatura di Checco Costa. Con la sola eccezione di Eddie Lawson, Raymond Roche, Randy Mamola e Takazumi Katayama, l'elenco degli iscritti alla 200 Miglia di quell'anno sembra quello di una prova del Campionato Italiano e non quello della gara che, negli anni Settanta, era il più importante appuntamento extra-campionato, d'Europa.

Albo d'oro:
1972 Paul Smart (Ducati 750)
1973 Jarno Saarinen (Yamaha TZ 350)
1974 Giacomo Agostini (Yamaha TZ 700)
1975 Johnny Cecotto (Yamaha TZ 750)
1976 Steve Baker (Yamaha TZ 750)
1977 Kenny Roberts (Yamaha 750)
1978 Johnny Cecotto (Yamaha TZ 750)
1979 NON DISPUTATA
1980 Johnny Cecotto (Yamaha TZ 750)
1981 Marco Lucchinelli (Suzuki 500)
1982 Graeme Crosby (Yamaha 500)
1983 Kenny Roberts (Yamaha 500)
1984 Kenny Roberts (Yamaha 500)
1985 Eddie Lawson (Yamaha 500)

lunedì 26 settembre 2011

La 200 Miglia, una gara in più..


L’anno scorso, per la prima edizione, gli organizzatori della 200 Miglia di Imola Revival si sono concentrati unicamente su questa mitica corsa. Ma desiderosi di offrire sempre di più agli appassionati di moto d’epoca da competizione, faranno rivivere oggi una prova in più: la 100 Miglia! Questa corsa ha varie origini. Innanzitutto, all’epoca, la 200 Miglia italiana era riservata alle 750cc poiché rispondevano alle norme del campionato di questa categoria. Poi, dall’oltre oceano, l’AMA, nel 1974, aveva imposto una cilindrata di 500cc per partecipare alla 200 Miglia di Daytona e le piccole cilindrate, importate nel 1972 da Emde (Yamaha 350) e nel 1973 da Saarinen (sempre Yamaha 350cc), erano state raggruppate nella 100 Miglia. Questa corsa aggiuntiva, permetteva agli oranizzatori italiani di far scendere in pista i grandi piloti che non possedevano una 750cc per la 200 Miglia. Il ritorno al programma originale sarà un’occasione per vedere piloti come Christian Sarron, Gianfranco Bonera, Roland Freymond, Steve Baker, Pentti Korkonen, Chas Mortimer, Rocco Tedesco, Fiorini Cimatti e tanti altri che animarono i circuiti negli anni 70.

giovedì 22 settembre 2011

Quando padre e figlio vincono la stessa gara..


























Nella lunga storia della 200 Miglia di Daytona, non si è mai più rivisto un simile exploit: un padre e un figlio vincitori della stessa gara. Un record che ancora può vantare soltanto la famiglia Emde. Nel 1972 infatti, Don Emde si aggiudicava la celebre corsa americana, affermandosi come successore del padre Floyd che era salito sullo stesso gradino del podio nell'edizione del 1948, a cui aveva preso parte, in sella alla sua Indian. Oltre che per questo primato, Don Emde passava alla storia anche per essere stato il primo ad aver vinto con una moto dotata di propulsore a due tempi, oltre che al pilota in sella al mezzo di più piccola cilindrata della storia della gara che si tiene sul mitico tracciato statunitense. Don Emde precedeva di un anno Jarno Saarinen (anche lui vinse alla guida di una Yamaha 350cc) e dava inizio a 13 anni consecutivi di successo per le motociclette fregiate col marchio dei tre diapason. Nato nel 1951 in California, dimostrò da subito una passione per le moto poiché suo padre possedeva un negozio di due ruote. Con Bob, il fratello maggiore, poi con David, il fratello minore, entrò subito sui circuiti da prima motocross e da dirt track in seguito. In entrambi le discipline, il suo nome divenne ben presto popolare nella California del sud. Si diede poi alla velocità pura e, alla guida della sua 250cc, sconfisse piloti come Gary Nixon e Cal Rayborn. Le performances che fu in grado di mettere in atto nell’anno 1970, gli assicureranno un posto nella scuderia BSA dove incontrerà Mike Hailwood, Dick Mann e David Aldana. Questo gli permise di concludere la 200 Miglia di Daytona di quell'anno, sul terzo gradino del podio, dietro a Mann e Romero. I problemi finanziari della BSA misero però fine alla collaborazione e, per la gara del 1972, Don riuscì a reperire una Yamaha 350cc messa a punto e regolata per la corsa da Mel Dinesen. In quella edizione, le Suzuki e le Kawasaki si dimostrarono particolarmente rapide durante le prove, ma, in gara, riscontrarono diversi problemi meccanici che ne rallentarono considerevolmente la marcia (quando non furono costrette al ritiro..). Emde che aveva grandi speranze, adottò una condotta di gara che, nella prima frazione lo vide attento a non commettere errori e, nella seconda, aumentare il ritmo in maniera crescente. Al quarantottesimo dei cinquantatré giri in programma, prese il comando e vinse con soli 150 metri di anticipo su Ray Hempstead. Questo fu l’apice della sua carriera poiché, nel 1973, oramai appagato, lasciò il mondo della competizione restando comunque nel contesto: iniziò come consulente per i caschi Bell e poi si lanciò nel mondo dell’editoria prima di scrivere lui stesso alcuni libri, ovviamente, sulla storia della 200 Miglia di Daytona.

60 anni fa la scomparsa del campione cesenate Dario Ambrosini




Ho il piacere di pubblicare su Cesena Bikers un nuovo articolo inviatomi dall'amico, lettore ed assiduo collaboratore Fosco Rocchetta (che ringrazio di vero cuore). Il post in questione è stato scritto in occasione del sessantesimo anniversario della scomparsa del campione cesenate Dario Ambrosini.
Il 14 luglio 1951, ad Albi, durante le prove del Gran Premio di Francia, valevole per il campionato mondiale di motociclismo, moriva il pilota Dario Ambrosini. In quegli anni, e purtroppo per tanti anni ancora, almeno sino agli inizi degli anni Settanta del Novecento, le gare motociclistiche erano estremamente pericolose, com’è tragicamente dimostrato dal gran numero di corridori che perdettero la vita, soprattutto in assenza di norme volte a preservare la sicurezza dei piloti.
Il pilota cesenate, s’era aggiudicato l’anno prima, nel 1950, in sella ad una Benelli, il titolo mondiale delle 250 cc. , classe che vedrà negli anni successivi il trionfo di diversi piloti romagnoli, da Mario Lega a Loris Capirossi, da Marco Melandri a Marco Simoncelli.
Dario Ambrosini, era nato a Cesena il 7 marzo 1918 e si era dedicato giovanissimo al motociclismo, secondo una tradizione assai diffusa in Romagna, divenendo tra i più celebrati campioni, negli anni dell’immediato dopoguerra. Nel 1950 aveva vinto, tra l’altro, il “mitico” Tourist Trophy, nell’isola di Man in Inghilterra, un circuito di oltre 60 Km. che si correva tra case, muri, pali della luce, in un clima molto mutevole. Ambrosini, con la sua Benelli, nell’ultimo giro, era riuscito a recuperare ben 15 secondi al rivale inglese Maurice Cann su Guzzi, riuscendolo a superare, in un bruciante finale, per pochi metri.
Intervistato, dopo il trionfo, aveva raccontato con ammirevole semplicità, la paurosa avventura in questo circuito stradale rimasto negli annali, ahime, per la sua pericolosità e per il grande numero dei piloti che vi hanno perso la vita: oltre duecento dal 1907, anno della sua prima effettuazione! “Mi tuffavo letteralmente nella nebbia a 120 Km all’ora, avevo paura, ma non rallentavo mai”.
Il 1951, ha rappresentato un anno nero ed infausto per il motociclismo italiano, a causa di una catena terribile di incidenti in prova o in gara, che oltre al più noto Dario Ambrosini, ha visto la scomparsa di altri piloti, che riteniamo debbano esser ricordati: Guido e Gianni Leoni, Claudio Mastellari, Raffaele Alberti, Sante Geminiani, Renzo Magi, Luigi Alberti. La terza foto (partendo dall'alto..), tratta dalla rivista Motociclismo (22 agosto 1946 n. 21), ritrae Dario Ambrosini, che si aggiudicherà la gara delle 250, mentre transita sul ponte del porto, in occasione del Circuito di Riccione, che ebbe luogo sul lungomare e vie adiacenti, il giorno di ferragosto del 1946.

Fosco Rocchetta

Per saperne di più:

lunedì 19 settembre 2011

200 Miglia di Imola Revival 2011: i campioni del passato tornano in pista!


Come nel 1972, una vera e propria valanga di campioni si precipiterà sulla pista di Imola dal 30 settembre al 2 ottobre prossimi. In effetti, la seconda edizione della 200 Miglia di Imola Revival accoglierà Phil Read, Christian Sarron, Dieter Braun, Tepi Länsivuori, Mick Grant, Philippe Coulon, Chas Mortimer, Hubert Rigal, Don Emde, Steve Baker e molti altri.
Questi i piloti stranieri, ma la lista degli italiani è ancora più importante, capeggiata da Giacomo Agostini e Gianfranco Bonera in persona!
Tutti questi campioni, tutti questi protagonisti dei campionati del mondo di un tempo, si ritroveranno in pista in occasione di diverse parate. Spesso piloteranno le moto con cui, una volta, giravano i circuiti di tutto il mondo. Moto di tutti i marchi, magnifiche, conservate in modo straordinario, che meritano assolutamente di essere viste.

Per saperne di più:




venerdì 16 settembre 2011

La vera storia della STELLA FORTUNA..


Racconta il pilota spezzino: "Una sera, nell'inverno del 1980, mentre a bordo della mia auto ero bloccato a causa della neve sul Passo della Cisa, vidi tre stelle cadenti.. Subito espressi i relativi desideri: i primi due di essi riguardavano la mia vita privata, il terzo, fu invece quello di vincere un Mondiale nella 500..".
Marco Lucchinelli da "vera rock star" non chiese di vincere 5 o 10 mondiali (come per il suo smisurato talento avrebbe meritato..), ma uno ed uno solo.. E si sa, le stelle, sono sempre di parola!

Tratto da Motociclismo d'Epoca - anno 17, n.10, ottobre 2011 -

lunedì 12 settembre 2011

Ago & Yamaha, Imola 1975



Imola, anno 1975. Fermo ai box del circuito del Santerno, in sella alla nuovissima Yamaha TZ 750 quattro cilindri a due tempi vediamo Giacomo Agostini intento a parlare con i suoi meccanici. Dopo aver trionfato l'anno precedente in sella alla Yamaha TZ 700, il campionissimo italiano si presenta al via della 200 Miglia di Imola del 1975 da grande favorito. I suoi rivali più ostici sulla carta sono: il giovane pilota statunitense Kenny Roberts e l'asso finlandese Teuvo Lansivuori entrambi in sella alle moto della Casa di Ywata. A sorpresa però i tre "mostri sacri" si ritirano tutti per noie meccaniche già nella prima delle due manches in programma. A trionfare sarà il velocissimo Jonny Alberto Cecotto (anche lui su Yamaha). Il pilota venezuelano con una condotta di gara magistrale, unita alla sua velocità e al suo grande stile mette a segno il primo dei suoi tre successi nella gara imolese (risulterà ancora vincitore nelle edizioni del 1978 e del 1980) mandando in visibilio gli oltre 120.000 spettatori assiepati lungo il tracciato. Ad Agostini rimane comunque la consolazione di aver fatto segnare il giro più veloce in gara, con un tempo pari a: 1'58"2 con una media di 153,02km/h. Nello stesso anno Ago conquisterà il suo quindicesimo ed ultimo titolo iridato proprio con una 500 da GP prodotta dalla Casa dei tre diapason. Giacomo Agostini è stato il primo pilota di sempre a fregiarsi del titolo di Campione del Mondo della Classe Regina in sella ad una moto a due tempi, battendo quindi nella corsa al titolo il rivale Phil Read e con lui anche la sua vecchia squadra (ossia il team della MV Agusta) con la quale il campionissimo italiano aveva conquistato 13 dei suoi 15 Mondiali.

venerdì 9 settembre 2011

200 Miglia di Imola Revival 2011: programma





Il lusinghiero successo ottenuto dalla prima edizione della 200 Miglia di Imola Revival nel 2010 ha spinto la DG Sport a rinnovare l'impegno anche quest'anno, organizzando nuovamente la manifestazione riservata alle moto d'epoca sulle rive del Santerno nel week-end che va da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre.
Immutata la formula dell'evento, che prevede turni di guida in pista per gli appassionati, inframezzati dalle esibizioni degli ex piloti in sella alle vecchie moto da GP. Il momento clou sarà nel pomeriggio di domenica con la rievocazione della 200 Miglia, la celebre gara inventata dal Dottor Checco Costanel 1972 - definita all'epoca la "Daytona d'Europa" - che permise ai piloti statunitensi dell'epoca di sbarcare nel Vecchio Continente e farsi conoscere dall'ambiente del Mondiale, che all'epoca era ancora largamente a dimensione europea.
Quasi tutti i protagonisti della passata edizione, come Kenny Roberts e Steve Backer hanno confermato la loro presenza, mentre altri stanno per aggiungersi dato che sono in dirittura d'arrivo le trattative con alcune stelle del Mondiale 500 degli anni Ottanta, come Eddie Lawson (4 volte iridato) e Randy Mamola. Una grande novità rispetto all'edizione dello scorso anno è rappresentata dalla rievocazione della 100 Miglia riservata alle 250cc da GP, con le quarto di litro che, come un tempo, scalderanno l'entusiasmo del pubblico, in attesa dell'evento più importante. E' invece purtroppo tramontata l'ipotesi di organizzare una 4 Ore di Endurance, riservata alle moto d'epoca con la medesima formula della gara che si disputa a Spa-Francorchamps durante la Bikers's Classics. Nonostante il grande interesse suscitato (quasi una cinquantina di equipaggi che solitamente corrono a Spa avevano manifestato l'intenzione di gareggiare anche in Italia!!!), sono sorti degli insormontabili problemi legati al rumore - a Imola le moto non possono girare in pista dopo le ore 19:00 e sarebbe impensabile una corsa che, come a Spa inizia all'imbrunire e termina di notte per non sottrarre spazio agli altri turni di guida - e agli altissimi costi organizzativi, diversi rispetto al Belgio, indispensabili per garantire i necessari standard di sicurezza durante la gara.
Confermata invece la presenza dell'esposizione itinerante che la Yamaha ha organizzato per festeggiare i suoi 50 anni di presenza nel Mondiale GP, inaugurata ad Assen in occasione del GP d'Olanda Moto GP dello scorso giugno. Una quindicina le moto esposte, dalla RD 56 di Phil Read del 1964 alla YZR-M1 vincitrice con Jorge Lorenzo del titolo iridato della MotoGP lo scorso anno.
Le iscrizioni sono aperte sul sito internet: www.200miglia.com.
Tutte le info. circa gli orari ed il paddock-plane sono riportate nelle immagini di questo post.


Tariffe 2011 (generale più accesso paddock):
- venerdì: 15 euro (10 euro prevendita)
- sabato e domenica: 25 euro (20 euro prevendita)
- pacchetto per i tre giorni: 35 euro (30 euro prevendita)
- ingresso gratuito ai minori di 16 anni

Per saperne di più:



giovedì 8 settembre 2011

Rivivete l’esposizione Yamaha alla 200 Miglia di Imola!





























Rivivete l’esposizione Yamaha!
Avete perso l’esposizione sui 50 anni di Yamaha nel mondo delle corse o la volete riscoprire, o farla scoprire ai vostri amici? Nessun problema. Come già successo a Francorchamps, durante i Bikers’Classics, il grande marchio giapponese trasferirà le sue moto storiche dal museo della fabbrica direttamente alla 200 Miglia di Imola Revival. Pannelli didattici, foto, trofei vi guideranno alla scoperta dei clamorosi successi ottenuti in mezzo secolo dalla casa dai tre diapason. Tutti coloro che l’hanno già visitata esprimono un unanime riconoscimento della sua qualità e bellezza. Ecco perché viene trasferita a Imola!
Ma attenzione, si tratta di una delle ultime date in Europa.

Risparmiate con tickets4sale.eu
Volete risparmiare il 15% sui biglietti delle 200 Miglia di Imola Revival? É facilissimo. Ordinate oggi stesso i vostri biglietti sul sito www.tikets4sale.eu e avrete una riduzione di 5 €. Il pass 3 giorni, con entrata al paddock, sarà a soli 30 € invece che 35 !

Per saperne di più:

mercoledì 7 settembre 2011

MARAMA TOYO E PLINIO GALBUSERA: LO SPEEDWAY A RICCIONE

























Pubblico su Cesena Bikers questo nuovo, bellissimo articolo che mi ha girato l'amico Fosco Rocchetta dal titolo: MARAMA TOYO E PLINIO GALBUSERA - LO SPEEDWAY A RICCIONE (Quando si correva nell’ “Ingar” con la scarpa di ferro) . Ancora una volta Fosco mi ha girato un post da pubblicare inerente alle radici del motociclismo nella Romagna, "terra de mutor", di tanti anni fa. Si tratta di un nuovo viaggio in un'epoca oramai da noi lontana, alla scoperta di un motociclismo pionieristico ma fatto della stessa immensa passione che ancora oggi si vive e respira da queste parti. Buona lettura:

La Romagna ha la fama d’essere da sempre fortemente legata al motociclismo, al punto che si può affermare che “è mutor” è inteso come un mezzo dotato d’una vera e propria anima. Inoltre è opportuno rammentare che vari piloti romagnoli, in tempi diversi, hanno tenuto alto il nome di questa antica regione italiana, riscuotendo prestigiosi successi nei circuiti di tutto il mondo. A tal proposito, anche Riccione può vantare una discreta tradizione risalente agli anni Venti del Novecento, ed all’incirca al tempo in cui la cittadina romagnola pervenne all’autonomia comunale (1922). Le prime competizioni si tennero in un “arcaico” tracciato realizzato all’interno dell’ ’ingar’ (dall’inglese “hangar”), espressione dialettale con cui i riccionesi identificano l’area che fu utilizzata come aviorimessa negli anni della Grande Guerra. Questa zona, ora sede del Luna Park estivo, ha rappresentato per Riccione uno spazio “polivalente”, dato che negli anni successivi al conflitto, e sino agli anni Sessanta dello scorso secolo, ha accolto diversi sport, tra cui motociclismo, ciclismo, calcio, ippica, ed altresì manifestazioni operistiche. Il cosiddetto “ingar”, è stato un importante luogo di aggregazione per la comunità locale, come i riccionesi meno giovani ben ricordano. Escluse le rare persone tuttora in vita, che assistettero a quelle spericolate esibizioni, appare opportuno sottolineare che questo sito, intorno agli anni Trenta, ha ospitato gare di speedway. Questa specialità motociclistica si effettuava su piste ovali in terra della lunghezza minima di 340 metri e massima di 420 metri. Il fondo poteva essere di natura diversa: terra coperta di sabbia, ghiaia, ceneri (donde il nome di “Dirt-Track”, ossia “Gare su pista sporca”. L’origine di questo sport è dubbia, anche se i più ritengono che sia sorto in Australia nel secondo decennio del Novecento. In Italia venne importato da Adolfo Marama Toyo (Fiume ? – Trieste, 30 maggio 1946), un marinaio istriano, divenuto poi famoso pilota e progettista di motori, che aveva conosciuto questo genere di gare nel corso dei suoi viaggi in Australia. Marama Toyo, è il nome d’arte di un audace e “geniale” appassionato di meccanica, nato nell’allora italiana Fiume, da una famiglia di origini egiziane, probabilmente nel primo decennio del secolo scorso. Poco si sa della sua vita, a causa degli eventi che hanno preceduto e seguito l’esodo istriano. Sembra che il suo nome fosse Toyo, a cui egli stesso aveva aggiunto il soprannome datogli dai tifosi, di ”Marama”, che in lingua istriana significava “foulard”: ovvero il fazzoletto colorato che contraddistingueva i piloti di speedway. Scarne note scritte attestano la presenza in Romagna di questo centauro, intorno alla prima metà degli anni ’30. Sicuramente venne a Riccione con lo scopo di lanciare quelle moto dalla stranissima foggia, indispensabili per poter praticare questa nuova specialità, in una terra, dove il motociclismo riscuoteva già un grande interesse di pubblico. Stando al ricordo, ancor oggi vivo di Fulvio Bugli, bagnino riccionese che assistette da ragazzo a quel genere di competizioni, Riccione accolse entusiasticamente questa nuova attività agonistica, e Marama Toyo si sarebbe esibito sulla pista sterrata dell’ingar’intorno agli anni 1932-36, rivaleggiando soprattutto con altri due piloti: Plinio Galbusera, ed un certo Gambi. Merita di essere riportato un particolare curioso, rimasto nella memoria di Bugli, secondo cui il pilota fiumano, dall’originale codino alla Roberto Baggio, prima della partenza cospargeva abbondantemente la tuta di talco: quasi sicuramente si trattava di un espediente per muovere meglio le braccia, soprattutto con il caldo, all’interno di quelle tute, piuttosto rigide, e ben lontane dall’odierno, più sicuro e comodo vestiario che protegge il corpo dei piloti. La pista veniva recintata, ed alle gare che si effettuavano in primavera, assistevano alcune centinaia di tifosi paganti. I concorrenti, che guidavano quei motori alimentati con alcol metilico ed olio di ricino, sprovvisti di freni per poter derapare nelle curve, erano dotati della “scarpa di ferro”, a protezione del piede. Seguaci appassionati di questa specialità, furono anche i riccionesi Ruggero Papini e Gastone Berardi, un tempo ben noti agli amanti delle due ruote. In particolare viene ricordato Berardi, che oltre ad ottenere nel corso della sua carriera discreti risultati, nel 1940 vinse la classe 500 di terza categoria, della “mitica” Milano-Taranto. Fu durante una gara, che Marama Toyo conobbe Plinio Galbusera, creatore e titolare dell’omonima azienda bresciana, all’epoca unica casa produttrice in Italia di motociclette da speedway. I due divennero amici ed il corridore istriano decise di sottoporre al costruttore la sua idea di realizzare una moto da strada spinta da un motore 2 tempi con 8 cilindri a V. L’idea di Marama Toyo era talmente fantascientifica per quegli anni, che se l’avesse proposta a qualche affermata fabbrica motociclistica, lo avrebbero preso per pazzo. Così non la pensava Galbusera, che mise a disposizione del progetto le misere risorse tecniche della propria azienda. In uno solo anno di febbrile lavoro, l’8 cilindri a V da 500 cc, ottenuto dall’accoppiamento di due unità a 4 cilindri e con il cambio posizionato fra di esse, fu progettato e realizzato, sollevando un notevole interesse al salone di Milano del 1938. Lo sviluppo per la produzione del motore venne interrotto dall’avvicinarsi del secondo conflitto mondiale e, al termine della guerra, l’impresa fu abbandonata definitivamente a causa dei bombardamenti che avevano distrutto la Galbusera e, soprattutto, in conseguenza della scomparsa di Toyo, avvenuta il 30 maggio 1946 durante una gara sul circuito di Trieste. Anche il motore è andato perduto e ne rimangono solo le foto scattate al Salone di Milano, unitamente alla vasta eco della stampa dell’epoca. Marama Toyo e Plinio Galbusera, rappresentano due singolari interpreti di un motociclismo “pionieristico” e “romantico”, che con le loro funamboliche prestazioni e fantasiose idee meccaniche, hanno contribuito a tener viva e desta in Romagna quella passione e devozione per il motociclismo, che ha accomunato, e tuttora accomuna, tantissimi romagnoli.


Fosco Rocchetta

martedì 6 settembre 2011

lunedì 5 settembre 2011

200 Miglia di Imola Revival: Una seconda edizione più che promettente!


Considerato il successo dell’anno scorso testimoniato dall’entusiasmo dei numerosi visitatori, era normale che gli organizzatori italo-belgi della 200 Miglia di Imola Revival continuassero con l’avventura. La seconda edizione di quello che è già diventato il più grande appuntamento transalpino di moto da corsa classiche si svolgerà dal 30 settembre al 2 ottobre riunendo per tre giorni numerosi campioni che negli anni hanno brillato in questa prova.
Così Phil Read ritornerà sul luogo dei suoi successi di un tempo. Ricordiamo che riuscì a piazzare la sua Norton al quarto posto alla prima 200 Miglia. E quando citiamo Read non possiamo dimenticare Agostini…
Steve Baker accompagnerà Dave Emde nella sua traversata dell’Atlantico. Christian Sarron, Hubert Rigal, Philippe Coulon e Gianfranco Bonera hanno già confermato. E se la presenza di Paul Smart rimane incerta, sicuramente, rivedremo in azione Bruno Spaggiari in sella alla stessa, splendida Ducati con la quale nel 1972 si classificò secondo, alle spalle del pilota britannico.
Questo è solo un piccolo assaggio della lista dei campioni che invaderanno i paddock e la pista. Alcuni di essi avranno addirittura un doppio impegno dato che gli organizzatori, non contenti di far rivivere solo la 200 Miglia, ridaranno vita anche alla 100 Miglia. Quest’ultima, aperta alle 250cc, è stata affiancata alla “prova madre” imitando il programma tradizionalmente proposto a Daytona.
Oltre alle esibizioni e alle corse dedicate ai Gentlemen Drivers, la 200 Miglia di Imola Revival permetterà anche di scoprire innumerevoli attività come la magnifica esposizione che celebra i 50 anni di Yamaha nel mondo delle corse.
Sessioni di autografi, negozi di souvenir, Pit walk, Trade area e molto altro permetteranno agli appassionati di rituffarsi nell’atmosfera delle corse del passato.
Questa seconda edizione è imperdibile sotto tutti i punti di vista!

Per saperne di più:

giovedì 1 settembre 2011

La Ducati che vinse a Daytona..






















Daytona, 11 marzo del 1977. Nella foto vediamo il vincitore della 200 Miglia Cook Neilson in sella alla sua Ducati 750 SS N.31 (chiamata Old Blue). Accanto al pilota della Ducati ci sono gli alfieri della Kawasaki: secondo classificato, Dave Emde (a sinistra), schierato dal team ufficiale della Casa di Akashi; terzo classificato, Wes Cooley (a destra), portacolori del team Kawasaki Yoshimura. Con questa vittoria di una moto di Borgo Panigale sul famigerato circuito della Florida, nella gara più importante di tutto lo scenario AMA, si realizzò un altro sogno dell'Ing. Fabio Taglioni: vedere una “sua” moto trionfare oltre che in Europa, anche nelle gare d'oltre oceano. Il fatto poi che questa fosse schierata da un team privato, senza quindi l'appoggio diretto della Casa, fu una ulteriore prova della grande affidabilità, della velocità e della bontà generale del progetto. In fabbrica, a Borgo Panigale, l'Ing. Taglioni, progettista di quella fantastica moto, insieme a tutti i lavoratori della fabbrica bolognese fecero una gran festa per quello splendido trionfo. Questa vittoria, la cui cronaca venne riportata dalla stampa specializzata dell'epoca, in Italia non fu tanto clamorosa come quella di Paul Smart a Imola nel 1972. Essa contribuì però in maniera determinante a far conoscere negli Stati Uniti il nome e la storia di Ducati, suscitando presso gli appassionati d’Oltreoceano grande ammirazione e rispetto. Sempre nel corso della stagione AMA 1977, Neilson, in sella alla sua splendida 750 SS ottenne una serie di secondi posti: a Laguna Seca (California), a Sears Point e al Riverside International Raceway (California). Questi risultati lusinghieri provarono definitivamente che questa moto e questo pilota insieme formavano un binomio fortissimo e che la strepitosa vittoria di Daytona non fu un episodio fortunato.

Per saperne di più: